Della auto-generazione dei GURU

Della auto-generazione dei GURU. Una volta li chiamavamo *esperti*. Venivano presentati a convegni e tavole rotonde ed erano introdotti con indicazioni su studi fatti e su progetti realizzati nell’ambito del tema trattato. Poi venne la rete…

Il mondo della rete ha generato e venera una nuova forma di esperto:il “Guru”: esperti che sono diventati tali quasi sempre senza studi specifici molto spesso senza poter vantare alcuna iniziativa significativa e di successo nella materia di cui sono “Guru”.

Scrivono su blog e social investendo moltissimo tempo, il che è abbastanza facile se non si hanno grandi progetti da portare avanti. Te li trovi costantemente davanti sul palco, e solo sul palco ovviamente, agli incontri più disparati e legati alla loro attività in modo assolutamente improbabile.

Le presentazioni sono a dire poco patetiche: Pinco Pallino “blogger”, Giovanni Rossi “social networker, ha 10000 contatti su Facebook e 9000 su Linkedin”, Alfredo Verdi “esperto di WordPress”…

Se hai sulle ginocchia un PC collegato e vuoi sapere chi mai sia quel signore che con tanta foga ti spiega cosa dovresti fare, dandoti tra l’altro molto spesso del cretino perché non hai ancora una Fan Page su Facebook (è lo stesso guru che qualche anno fa preconizzava fallimento certo per le aziende che non fossero presenti in Second Life!), ti viene spontanea l’idea di cercare in rete un curriculum di questa persona.

Spesso scopri addirittura che l’esperto che ti trovi davanti è solo uno studente, magari intelligentissimo, ma con esperienze molto limitate. I veri guru disdegnano scuole e convegni scientifici: un notissimo guru, grande smanettone di un prodotto software molto usato dai blogger, ha scritto “università e congressi scientifici sono per i tromboni, l’unica cosa seria solo i barcamp” !?!?!

Qui i casi sono tre. Molto spesso pur attivissimi in rete questi signorinon hanno pensato di mettere un proprio curriculum di studi e di attività su un sito. Altre volte il curriculum c’è, ma si scopre che il signore, probabilmente molto bravo nel suo lavoro, fa tutt’altro: più che di guru forse dovremmo parlare a questo punto di “hobbista”, magari bravissimo intendiamoci, ma hobbista resta. Nel terzo caso il guru ha un curriculum che di solito comincia con una autodefinizione di “gurucità” (si dice così l’essenza Kantiana dell’essere guru, un po’ come la cavallinità indica l’essenza intrinseca, e ignota, del cavallo?), va avanti conpartecipazione e incontri, con conferenze, con liste sterminate di social network nei quali il sedicente guru ha migliaia di amici e, in questo polverone, diventa difficile notare che questo signore fa il guru di professione ed è nato guru senza null’altro fare che parlare molto di un determinato argomento. Spesso nessuna indicazione sui titoli di studio!

Il guru in genere non ha ambito, il che è abbastanza normale perché non avendo professionalità può spaziare in ogni argomento possibile del sapere umano senza tema di essere smentito. Il guru parla di tutto come se credesse di essere stato investito da un potere divino di onniscienza.

Il guru infine sottoscrive tutte le possibili iniziative e petizioni che possono avere una qualche probabilità di visibilità, lo fa per avere un’altra scusa per essere invitato al prossimo convegno…

Forse sarebbe più logico, prima di dare retta a qualcuno, cercare di capire come sia diventato tanto esperto nell’argomento del quale ci sta parlando!

Certo i palchi dei convegni si svuoterebbero, ma la qualità ne guadagnerebbe non poco…