Elogio del cazzeggio

Ovvero cosa manca al lavoro remoto

Tutti dicono di fare “smart working”, la maggior parte di chi lo afferma non sa in realtà nemmeno cosa voglia dire.

Quello che si sta facendo è, nella stragrande maggioranza dei casi , banalmente “lavoro remoto”: si fanno le stesse cose che si facevano prima solo che non si va in ufficio e ci si collega da casa.

Per qualcuno non è cambiato assolutamente niente se non il fatto di poterlo fare in pantofole e spesso all’ora che meglio aggrada. 

Ovviamente la cosa dipende molto dal lavoro che si fa.

Smart working, pseudoanglicismo

Nella nostra lingua, come in altre, esistono e sono usati termini dall’aspetto conforme alla grafia, alla fonetica e alla morfologia inglese che nei paesi anglofoni non esistono.

Per esempio fiction in inglese di chiama drama o tv seriesflipper si chiama pinballslip si dice brief , Beauty Farm si dice SPAsmoking si dice dinner jacket in UK e tuxedo negli Stati Uniti e così via. 

La cosa succede persino in francese, lingua molto gelosa della propria tradizione che arriva a chiamare ordinateur un computer, ma poi usa termini come footing per jogging e recordman per qualcuno che batte un record che in inglese di dice record-holder.

Pseudoanglicismo – Wikipedia

Molto meglio sarebbe in questo caso utilizzare il termine “lavoro agile”, “agile working” che molto meglio identifica la natura del metodo di lavoro del quale stiamo parlando.

Una precisa definizione di “smart working” la possiamo trovare per esempio nei documenti dell’osservatorio del Politecnico di Milano:

”una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Smart working non vuole dunque dire lavorare da casa, vuole dire poter decidere dove sia meglio e come sia meglio lavorare sulla base di una responsabilità sui risultati.

In altre parole in condizioni normali (non di pandemia) il lavoratore agile decide in autonomia dove lavorare: qualche volta solo in ufficio, qualche volta esclusivamente a casa, più spesso utilizzando un logico mix delle diverse possibilità. 

Lavoro remoto

La pandemia SARS-Cov-2 ci ha imposto una drastica riduzione dei contatti tra persone e questo ci ha portato alla adozione ovunque possibile di lavoro remoto, in videoconferenza e senza contatto fisico.

All’inizio lo abbiamo fatto semplicemente trasponendo in teleconferenza le stesse cose che facevamo prima, poi abbiamo adattato in parte i processi in modo che fossero più adatti ad essere gestiti in rete. 

Personalmente sono stato costretto a modificare radicalmente le mie lezioni del PoliMI riducendo la interazione con gli studenti e concentrandola per non perdere troppo tempo, abbiamo registrato le lezioni in modo da renderle disponibili in modalità asincrona per gli studenti che seguono da un altro continente, ho cambiato il modo con cui condurre le verifiche del lavoro degli studenti vista la impossibilità di essere tutti intorno alla stessa lavagna o allo stesso pezzo di carta. 

Nella mia attività professionale abbiamo modificato le modalità di conduzione dei tavoli agile di usabilità in modo piuttosto significativo.

La sensazione è che queste modifiche saranno utili anche in futuro vuoi perché al ritorno alla normalità da un punto di vista sanitario temo non sia molto vicino nel tempo, vuoi perché è molto probabile che la adozione di modalità di lavoro agile porteranno all’utilizzo frequente anche di lavoro remoto.

Cosa serve al lavoro remoto o meglio cosa manca?

La rete la abbiamo (pensate cosa sarebbe stato questo anno solo dieci anni fa!), è veloce e gli strumenti hardware e software non mancano. 

La più grande differenza tra riunioni in presenza e riunioni remote è, se non si vuole perdere troppo tempo e si vuole arrivare a risultati, la necessità di una maggiore disciplina: ci dobbiamo abituare a organizzare riunioni sulla base di programmi più precisi e ognuno deve intervenire al momento giusto e non in modo libero e casuale. 

Anche la disciplina con un poco di buona volontà e con la gestione da parte di chi ha carisma si impara.

Secondo me la cosa che è più difficile da trovare quando le riunioni sono remote è il cazzeggio.

Ho fatto per tutta la vita un lavoro in qualche modo di ricerca e ripensandoci non posso non osservare che non sempre le buone idee o i giusti dubbi sono nati in un momento formale delle riunioni o lavorando sui documenti, spesso queste cose vengono fuori davanti alla macchina del caffè, passeggiando per andare a mangiare qualche cosa, a tavola, in viaggio o chiacchierando in modo informale in ufficio.

Probabilmente questo è dovuto al fatto che in situazioni meno formali possiamo fare tesoro di un meccanismo prezioso che si chiama “pensiero laterale” e che ci porta a ragionare fuori da schemi mentali che se sono da una parte utili per focalizzare qualche volta pongono limiti troppo stretti all’evolvere delle idee.

La parte più critica di una APP che ogni mattina 40.000 persone accendono ed usano per tutta la loro giornata lavorativa la ho disegnata dopo una lunga serata di puro cazzeggio alla Taverna del ghetto a Roma conclusasi con una bottiglia del loro meraviglioso anice secco.

Una caratteristica del cazzeggio che secondo me aiuta in questo caso è il fatto di essere sincrono e non asincrono come per esempio lo scrivere o intervenire a un dibattito secondo un programma prestabilito: se qualcuno in una chiacchierata informale dice qualche cosa leggere e rispondere dopo o anche dover aspettare con disciplina il proprio turno in una teleconferenza tende a togliere la freschezza e la immediatezza della osservazione o della risposta.

Credevo che cazzeggiare fosse un termine improprio e volgare, ma guardando ho scoperto che è riportato perfino nei vocabolari della lingua italiana, qui la voce sul Vocabolario Treccani:

cazzeggiare v. intr. [der. di cazzo] (io cazzéggio, ecc.; aus. avere), volg. – 1. Dire o fare cose sciocche, frivole. 2. Scherzare, o anche parlare a vanvera.

Quando il lavoro sarà in parte in presenza e in parte remoto, e di conseguenza veramente smart, potremo cazzeggiare in presenza, oggi dovremmo trovare il modo di farlo anche in remoto.

Chissà se qualche cosa come Clubhouse ci potrebbe aiutare? Un poco presto per dirlo, ma io ne ho ottime impressioni al primo uso.