Quando i bambini fanno oh, ovvero della presunta fragilità delle tecnologie

E’ di qualche giorno fa la notizia: un “artista” ha “ingannato” l’algoritmo che valuta il traffico sulle mappe Google andando a spasso per Berlino con un carretto pieno di telefoni, novanta, che mandavano a Google il segnali di presenza in quel luogo.

Sul fatto che questo sia arte io ho qualche personale dubbio, ma non voglio mettermi certo a disquisire su cosa sia l’arte perché ci porterebbe troppo lontano.

Questa nota vuole considerare il fatto che un sacco di giornalisti sia siano dati la briga di affermare che questo dimostra la “fragilità dei sistemi”.

E i social dietro: oh la gente si fida di sistemi fragili!.

Di quale fragilità stiamo parlando?

Analizziamo la cosa. Un sistema molto sofisticato ed evoluto riceve milioni di segnali di posizioni dai nostri telefoni, riesce a discriminare tra auto, moto e pedoni, ci da preziose informazioni sul traffico.

L’algoritmo è stato progettato per un caso d’uso che parte dalla caratteristica del mezzo dal quale stiamo ricevendo i dati. Un automobile è lunga tre metri e quella è la minima distanza alla quale in carreggiata troviamo veicoli e così via.

A un certo punto arriva un artista che si è preso la briga di mettere novanta telefoni tutti connessi in un carrettino e, complice il fatto che non c’è traffico perché è domenica, si mette a camminare in mezzo alla strada trascinando il suo carretto.

L’algoritmo non è progettato per un comportamento folle del genere che non si verificherà comunque spesso e va in confusione: segnala un tratto con molto traffico probabilmente perché per compensare la non assoluta precisione delle posizione spalma i segnali troppo vicini.

Bene ci stiamo dicendo che si dovrebbe modificare e probabilmente rendere meno efficiente l’algoritmo perché prima o poi arriverà da qualche parte un altro “artista”.

Seriamente?

Se qualcuno viene a casa vostra e mette un accendino acceso sotto il vostro termostato facendo si che il riscaldamento si blocchi davvero lo considerereste una fragilità della tecnologia dei termostati e non un effetto della imbecillità del vostro amico?

A me tutta questa storia ricorda la macchina del grande Valter Valdi.